giovedì 30 dicembre 2010

On. D'Alema, questo è troppo

"Dobbiamo tornare alla politica, quella vera. Una certa idea di apertura alla società civile ci ha portato i Calearo e gli Scilipoti"

Quando ho letto questa risposta di D'Alema alla domanda su quale fosse la missione del PD, ho finito la lettura dell'intervista su L'Unità e iniziato a scrivere questa lettera.

Perché faccio parte della "società civile".
Di un'associazione (Libertà e Giustizia) che come altre s'impegna per aumentare la consapevolezza dei cittadini, perché il Paese soffre da tempo di una siccità informativa, che genera disinformazione e indifferenza, l'humus ideale per il populismo.

Organizziamo incontri con esperti, andiamo nelle scuole con i magistrati per far amare la nostra Costituzione; nelle piazze e nei mercati per fare quella che un tempo si chiamava "contro-informazione" scrivendo volantini in modo chiaro, così che anche le persone più semplici possano capire che la politica non è una faccenda di pochi, ma di tutti.

In questa azione di supporto ai partiti - che riteniamo un patrimonio costituzionale della democrazia - ci mettiamo tempo e impegno.
Non abbiamo mai chiesto niente, convinti che fare qualcosa per migliorare il nostro Paese sia giusto e basta.

Ma chiedo a lei, On. D'Alema, di non mancare di rispetto a quanti svolgono volontariato politico nella "società civile"; di non considerarla ancora qualcosa di separato dai partiti e da cui guardarsi, perché da lì arrivano i traditori.

No, onorevole D'Alema. Questo è troppo.

Se lei non ha previsto il danno che avrebbe provocato questa sua frase, credo che la sua sensibilità politica sia insufficiente ad ampliare il consenso del PD.

lunedì 27 dicembre 2010

Monouso

Penso che l'unico modo per rimuovere la frana Berlusconi, che occupa e blocca la politica italiana, sia cambiare la legge elettorale.
Con un "governo monouso" che abbia questo unico obiettivo.

Che veda insieme tutte le forze della Costituzione - Berlusconi e Bossi l'hanno oltraggiata - per ripristinare un equilibrato sistema democratico, compromesso oggi soprattutto dall'abnorme premio di maggioranza.
L'estrogeno che gonfia la minoranza con più voti in un gigante, libero di abbandonarsi ad atti di bullismo parlamentare (le pseudo-riforme brandite dal premier contro chi gli parla di uguaglianza).

Non sono d'accordo con chi dice "già che ci siamo" affrontiamo anche le altre emergenze (lavoro, fisco, scuola, laicità...). Intendiamoci, non perché questi problemi non siano urgenti. Anzi. Ma solo perché alcune posizioni sono inconciliabili.ora e lo sarebbero anche in un "Governo della Costituzione"

Confondere soluzioni di metodo (legge elettorale) con quelle di merito (emergenze) è il modo migliore per rimanere divisi.

E fermi.

lunedì 13 dicembre 2010

Mattarelum?

Nel recente incontro dei Viola, sono stato invitato a parlare di legge elettorale in rappresentanza di Libertà e Giustizia.
Ho detto che l'obiettivo rimane una legge nuova e condivisa, ma per non passare troppo tempo per definirla mentre vige questa legge, occorre l'umiltà e la lungimiranza di tornare - intanto e rapidamente - al mattarellum.

Il problema infatti non è solo il blocco delle liste e la nomina dei parlamentari, quanto il premio di maggioranza.
Che trasforma una minoranza in una superpotenza parlamentare con il 55% dei deputati.
Allora è bene dirci che se perdiamo le elezioni, perdiamo la Costituzione.

B. non solo sverserebbe leggi ad personam nelle falde del sistema giuridico, ma diverrebbe Presidente della Repubblica.

Con conseguenze nefaste.
Come il potere di nomina di un terzo dei giudici costituzionali (per giudicare la costituzionalità delle leggi in suo favore); la presidenza del Consiglio Superiore della Magistratura (in modo da condizionare la nomina e rimozione dei giudici scomodi).

Ecco perché mi sono scontrato con Pannella, che di fronte a questo baratro, si attarda su partitocrazia e berlusconismo.
Cambiare questa legge elettorale prima delle prossime elezioni non è una priorità, è un'emergenza