lunedì 24 dicembre 2012

Tregua a tavola di Natale

"Mi raccomando: a tavola niente politica".
E' la frase che risuona in tutte le case, perché fra poche ore nelle famiglie scatterà la "tregua natalizia".

Quella che permetterà di far accomodare le vecchie zie berlusconiane ad un brodo di cappelletti di distanza  da cognati neo-montiani, mentre i "rossi" ringalluzziti dalle primarie, vengono prudentemente posizionati nell'altro capotavola, dietro l'arrosto.

Il servizio anti-litigi è garantito dai padroni di casa, coadiuvati da volontari posizionati nei punti strategici della tavolata  ad alta infiammabilità, pronti alla minima scintilla di polemica, a  lanciare frasi idratanti ("A proposito: sapete chi mi chiamato ieri dopo anni?...)

La prevenzione è decisiva.
Argomenti permessi: lo studio dei ragazzi, le pazzie del meteo, la salute, i sapori di una volta, il precoce invecchiamento dei familiari assenti, la perfetta forma dei presenti.
Argomenti a rischio: innalzamento dei prezzi, figli che non riescono a trovare lavoro, trasporti pubblici che non funzionano.
Argomenti vietati: la politica e soprattutto Lui, la religione e soprattutto Lui.

Se la tavolata ha retto, meglio non rovinare tutto alla fine.
Mai ringraziare per la "cena elegante".

lunedì 26 novembre 2012

Primarie: Democratici Carismatici 5-2

Il miliardario non le vuole.  Il comico  le disprezza.
Ma i 5 candidati delle primarie hanno portato al voto quasi quattro milioni di persone.

Certo, ai carismatici  che decidono per tutti, non piacciono le primarie democratiche dove tutti decidono.
Chi inzuppa il pubblico con grandinate di parole, non ama le file di cittadini asciutti nei gazebo.
Chi ha rottamato la sua faccia per un lifting fasullo, ignora  i volti stanchi di chi è colpito dalla crisi.

Guai se i narcisi non si sentono al centro dell'attenzione; sono capaci di tutto.
Anche di fare un nuovo partito pur di comandarlo in solitudine; anche di dare della comparsa a chi è protagonista di grandi primarie.
Ma il risultato è secco: Democratici Carismatici: 5 a 2  (mentre i centristi guardano la tv...).

sabato 27 ottobre 2012

Fermato (per ora)

Uno Stato dove l'uomo più ricco e potente non può evadere in pace il fisco, ma deve addirittura rispettare la legge come un pensionato qualsiasi, è uno Stato barbaro.

E' questa la traduzione "in chiaro" delle esternazioni  rilasciate da Berlusconi subito dopo la sua condanna per una frode fiscale, che gli ha permesso di non versare milioni di tasse che gli paghiamo noi; e di accumulare 270 milioni di fondi neri.  Quelli che di solito servono per corrompere e pagare attività illegali.

Il ventennio di attacchi del miliardario alla legalità e all'uguaglianza - cioè alla Costituzione - è alla fine fallito.

Con le leggi sartoriali confezionate dai suoi avvocati-onorevoli abbiamo corso rischi enormi e riportato ferite ancora aperte, ma la legge è - ancora - uguale per tutti.
Gli insulti di Berlusconi alla neutralità dei giudici che lo condannano - cioè alla sovranità del Popolo di cui sono espressione - tradiscono  il vittimismo eversivo di un uomo intimamente antidemocratico.
Anche questo Cavaliere  - sostenuto da cultori dell'individualismo, corrotti devoti e a loro insaputa  e da  psuedo-cattolici in cerca di esenzioni ed appalti - poteva farcela a distruggere la Democrazia.

Ma questo 26 Ottobre, la marcia su Roma è stata fermata.

lunedì 13 agosto 2012

Timori e tumori

Si esce dall'inquinamento ambientale prima di tutto con la bonifica dei pregiudizi che avvelenano il nostro modello produttivo.

Il più letale è quello che potremmo chiamare il "teorema di Taranto": se vuoi il lavoro, devi rinunciare alla salute.
Il cinismo di questo assunto si legge in filigrana nelle critiche al magistrato che ha fissato la priorità della salute pubblica.

La gestione in sicurezza di una acciaieria è possibile. Anche se non s'improvvia.
Chi nega questa soluzione e spaccia timori di un'epidemia della disoccupazione è un piromane.
A noi stanno a cuore i Tarantini che ancora non hanno un tumore e che si possono salvare dalla tragica fine che altri abitanti della zona hanno subito.

Ma ci vuole un progetto, fondi e tecnologie.
Siamo stanchi di oratori che "stigmatizzano e auspicano".
Solo con un'opinione pubblica mobilitata si esce dal perverso circolo dei timori e tumori.
E noi ci siamo.

mercoledì 8 agosto 2012

Lettera aperta a Alex Schwarzer

Caro Alex Schwarzer,
ho visto la sua conferenza stampa e la dolorosa ammissione delle sue responsabilità per la recente squalifica per doping.
A fronte di un episodio così grave, voglio però riconoscerle pubblicamente il coraggio per non essersi nascosto dietro ad una scusa o al silenzio. Questo è un comportamento raro ed ammirevole.

In un Paese come il nostro - pieno di persone che non si assumono mai la responsabilità delle loro azioni (spesso ben più gravi) e non conoscono il lavacro della vergogna - la lezione che viene dalla sua ammissione è un richiamo intenso alla responsabilità.

In questa "ripartenza" non sarà solo; saremo in tanti a sostenerla.
Non per "buonismo", ma perché ha dimostrato che l'onestà può essere più grande dell'ambizione.

Un forte abbraccio
Massimo Marnetto - Roma

lunedì 2 aprile 2012

Mucche e cinesi

Cos'è più strano una mucca che piove dal cielo sulla tua fidanzata o un cinese che ti piomba in casa?


Quando ho visto nei titoli di testa di "Cosa piove dal cielo?" la scritta - tratto da una storia vera - ero pronto all'inverosimile e questo bel film argentino non mi ha deluso.

Lo scorbutico negoziante di ferramenta italo-argentino, Roberto, soccorre d'istinto un cinese spinto fuori da un taxi in corsa, pensando di poterlo affidare subito a qualcuno, ma nessuno lo vuole.



Neanche Roberto lo vuole tra i piedi e la sera lo abbandona ad una fermata dell'autobus in una notte di pioggia, ma poi non riesce a cenare.

Sa che vuol dire la solitudine - è orfano fin da ragazzo, non si è mai sposato - e sa che il "cinese" ha solo lui che può aiutarlo. Lascia le sue salsicce calde nel piatto, va a riprenderlo dove lo ha lasciato e lo ospita.



Nessuno parla la lingua dell'altro. Capiscono che sono entrambi due uomini soli, che il caso ha fatto incontrare.

Il cinese almeno ha la speranza di trovare suo zio emigrato anni prima.

Roberto ha solo il suo negozio e passa la vita contando le viti, per vedere se i fornitori lo imbrogliano.



Si concede un unico svago: collezionare notizie assurde ritagliate dai giornali, per dimostrarsi che la vita non ha senso, in balia com'è del caso.

L'amore di Maria avrebbe un senso, ma questo non rientra negli schemi di Roberto e delle sue abitudini.

Le uniche cose che gli fanno compagnia.



Poi è proprio il caso ad offrirgli una possibilità.

Scopre il valore del cinese quando è partito, perché ha trovato lo zio che non ha mai smesso di cercare.

Scopre lo spreco dell'attesa, anche se arredata di abitudini.



Scopre che le cose cadono raramente dal cielo.

Se le vuoi, devi farle succedere.

lunedì 12 marzo 2012

Dipende da noi

Non ci fidiamo più di nessuno.

Gli elettori non si fidano dei partiti (astensione) i partiti degli elettori (legge elettorale che li priva della scelta).
Le popolazioni non si fidano degli esperti (babele di pareri sulla Tav) e gli esperti delle popolazioni (mancanza di un vero confronto preventivo con i residenti).
I contribuenti non si fidano dello Stato (evado tanto loro sprecano) e il fisco dei contribuenti (ti tasso di più, tanto evadi)

L'elenco potrebbe essere infinito. Quello che emerge è la grande "diffidenza collettiva"
Un micidiale anticoagulante che impedisce la realizzazione di una vera coesione sociale.

Come se n'esce? Dipende da noi.
Lo hanno detto Zagrebelsky, Saviano, Eco, Bonsanti De Gregorio, Lella Costa e con i cittadini che verranno all'incontro organizzato da Libertà e Giustizia a Milano.

Perché la buona politica non nasce da sola, ma dalla buona partecipazione.

Quella che noi cittadini possiamo attuare per sconfiggere l'assenteismo politico (io di politica non me ne intendo...) con la sussidiarietà attiva; per non chiedere più favori privati ai politici, ma buon governo per tutti;
Quella di chi si espone con giuste rivendicazioni per fare "opinione pubblica" esigente ed alzare così la qualità della risposta politica.

Non serve dare la colpa ai politici mediocri, agli "altri", perché quegli spazi di malgoverno sono stati occupati, a causa dei vuoti di partecipazione che noi abbiamo creato.

Dobbiamo dissociarci dalla sterile indignazione privata e riconciliarci nella cultura dei "beni comuni". Ad iniziare dal patrimonio inestimabile di "valori comuni" della nostra Costituzione.

Da qui passa la svolta politica profonda del nostro Paese.
Nessuno ce la regalerà, nemmeno un governo di autorevoli tecnici.
Il vero cambiamento parte da un nuovo impegno diffuso, per ricreare fiducia reciproca, coesione, crescita culturale e di lavoro.

Ora non possiamo più aspettare.
Ora dipende da noi.

lunedì 20 febbraio 2012

Succedono

Il Vaticano pagherà l'ICI per gli immobili a destinazione commerciale.
Merito di Monti? Sì, ma anche nostro.
Di un'opinione pubblica che ha martellato sul tema, chiedendo equità.

Alle volte succedono le cose che chiediamo con tenacia.

domenica 15 gennaio 2012

Spreco

Dopo i declassamenti che si sono abbattuti in Italia (doppio) e in mezza Europa, è venuto nuovamente al pettine il rapporto tra finanza e politica.
Che ripropone l'urgenza del primato della politica, cioè degli interessi pubblici su quelli privati.
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Occorre, quindi, dire con chiarezza che non si può lasciare il monopolio di valutazioni così strategiche a società private. Tra l'altro di opaca indipendenza, visto che in passato hanno promosso con tripla A i titoli tossici che poi hanno provocato la crisi.

Ci vuole una Banca Centrale Europea con maggiori poteri e maggiore forza.
Cioè, più fiducia nell'Europa politica.

Di questo vorremmo che parlassero il 20 gennaio a Roma, Merkel, Sarkosy e Monti.
Perché la diffidenza tra europei è lo spreco più ingente e urgente da eliminare.

venerdì 6 gennaio 2012

Perimetro

Dalla famiglia, alla collettività.
Allargare il "perimetro di dedizione" è la condizione culturale per uscire dalla crisi.

In Italia, infatti, la dedizione alla famiglia - rinforzata anche dalla tradizione della Chiesa Cattolica poco sensibile alla esigenze dello Stato e moltissimo a quelle del nucleo familiare - è spesso degenerata nel "familismo amorale".

Con questo termine coniato da Banfield nel 1954, il sociologo americano spiega l'arretratezza sociale come esito della contrapposizione tra famiglia (a cui si dà il massimo) e comunità (a cui si dà il minimo).

Adesso, la profonda crisi economica ha fatto venire al pettine questa storica contraddizione, come il nodo da sciogliere per impegnarci - insieme - nella ripresa.

In questa nuova ottica, dedicarsi anche alla collettività - informandosi, partecipando, associandosi - è l'unico modo per salvare Stato e famiglie.
Lo Stato così diventa la macro-famiglia di tutti, che tutti dobbiamo curare; e non più il nemico delle micro-famiglie parentali.

Se questo ampliamento culturale si affermasse, potremmo dire che le sofferenze della crisi ci hanno almeno fatto evolvere dal Paese delle famiglie diffidenti, ad una collettività finalmente con un "perimetro di dedizione" nazionale.