mercoledì 6 agosto 2008

Scrittura in miniera (1)

"Sulla terra leggeri... Piccolo Festival sulla Leggerezza di Mezza Estate" con la collaborazione della "Scuola elementare di scrittura emiliana all'estero" di Paolo Nori.

Questo il testo della locandina, che mi ha letteralmente stregato, fin da quando mi ne ha parlato mia figlia.
Sì, perché era lei che era stata invitata e anche da uno dei principali ideatori, Flavio Soriga, un giovane scrittore sardo, affermatosi con il libro "Sardinia Blues", vincitore del Campiello.

Così, sono rimasto al mio posto, secernendo invidia da tutti i pori, fino a quando mia figlia mi dice che non potrà andare, per via di uno stage universitario che slitta nella conclusione.
"Allora ti secca se ci vado io?, le chiedo un attimo - anzi mezzo - dopo.

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Arrivo accompagnato in macchina, dopo essere atterrato ad Alghero, in una ex miniera dismessa e circondata solo dal borgo originario dei minatori e dalle poche case dei pescatori, infilate in una forra della costa.

Appena apro lo sportello, sento i profumi della Sardegna. Delle sue erbe aromatiche, distese sotto un sole caldo di cicale.

Siamo nell'ostello appena inaugurato e qui non solo dormirò, ma seguirò insieme agli altri le lezioni di scrittura tenute da Paolo Nori, uno autore emiliano molto apprezzato per la sua narrativa diretta e spiazzante.

So che dovrò dividere una doppia, ma non so ancora con chi.
Intanto appoggio in camera la mia valigia e scappo giù, verso la spiaggia, che già dagli ultimi tornanti appariva incredibile con i suoi ciottoli grigi come le rocce che la delimitano e il mare azzurro e così trasparente da lasciare a vista il fondale anche quando diventa più profondo.

Sto in acqua quasi un'ora. Non mi capitava da anni. Mi piace dopo aver nuotato, fare il morto a galla e sentire i rumori dell'acqua con le orecchie sommerse.

Nel risalire, vedo che all'inizio della spiaggia, arretrato c'è un chioschetto, il "Sombrero", con una tettoia di incannucciato e semplici sedie intorno a pochi tavolini. Più in là, il pannello un po' scolorito in lamiera dei gelati, con i prezzi corretti su quelli della stagione precedente.

Mi sembra di essere tornato agli anni settanta, quando questi chioschi c'erano anche vicino Roma e io ci compravo la gassosa, che dopo il sale del mare, mi sembrava ancora più dolce e più buona.

Il primo giorno non abbiamo scuola di scrittura, così mi butto sul letto, giusto per riposare dieci minuti gli occhi... (dormo più di due ore)

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La sera si parte con gli incontri letterari in piazzetta, con un palco tutto nero sul quale c'è solo il manifesto del Festival della Leggerezza. Siamo proprio all'anti-Billionaire.

Flavio Soriga intervista Milena Agus sul suo ultimo romanzo "Mal di Pietre".

Dalla conversazione esce tutta la fragilità e la forza di questa scrittrice, che continua a ritenersi una precaria della scrittura, perché imprevedibili e capricciose sono le ispirazioni che le muovono la mano.

Quando si chiedono domande al pubblico, rompo il ghiaccio: "Lei è una professoressa in un istituto commerciale; ora che si è affermata, perché non lascia l'insegnamento?"
"Oh no! - risponde quasi spaventata all'idea - non lascerei mai il mio insegnamento, perché è il mio lavoro, quello che mi dà uno stipendio sicuro. Se invece dovessi mantenermi con la scrittura, non riuscirei più a scrivere niente, presa dall'urgenza delle scadenze e del bisogno. No, no... io sono troppo ansiosa... e poi, per scrivere ho bisogno di normalità".

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Torno in ostello, si magia.
Mi siedo al tavolo e capito vicino a Flavio Soriga. Ci conosciamo direttamente.

"Sapessi quante raccomandazioni mi ha fatto mia figlia prima di partire - gli dico facendolo ridere - ... e non dire battute, non fare scherzi, non esagerare... mi ha fatto una testa così!"

"Stai tranquillo - mi fa lui - ora le dico che va tutto bene..."
"...io invece avrei un'altra idea: perché non la chiami dicendo che tu mi rispetti perché sono tuo padre..., ma che sto veramente facendo l'invadente". L'idea ci diverte.
Ma il piano non riesce solo perché mia figlia aveva spento già il cellulare.

Vado a letto morto di sonno.
E solo all'indomani saprò di aver dormito con un certo Enzo (piacere...) un bravo ragazzo di Treviso.

1 commento:

Giuliano ha detto...

Ah, e io che pensavo che avresti dormito con Queequeg...
Va beh, non eri a Nantucket e non ti chiami Ismaele.