mercoledì 5 novembre 2008

Usa: bella lezione

C'è il valore superiore dell'unità - di partito o nazionale - che alla fine impone la riconciliazione: è questa la lezione più alta di queste elezioni americane.

La si è vista tra la Clinton e Obama dopo l'aspra battaglia delle primarie; e più solennemente tra Obama e Mc Cain, nel bellissimo discorso - da obamiano gliene do volentieri atto - che lo sconfitto ha rivolto al "suo Presidente", riconoscendone la vittoria nel nome dell'unica patria.

E qui, il paragone con l'Italia, non conforta.

Da Berlusconi che parla di brogli se perde (e poi si rifiuta persino di riconoscere la vittoria di Prodi).
Alle primarie - di cui tutti si dicono sostenitori a parole - ma che nessuno vuole svolgere, per paura che la competizione degeneri in faziosità e provochi una spaccatura difficile poi da ricomporre, proprio per la debolezza del "valore superiore" dell'unità.

4 commenti:

Elena ha detto...

Ho sempre un atteggiamento più che prudente per non dire ostile nei confronti di un certo "Americanismo". Ma in questo caso, bisogna riconoscerlo, perchè è vero: ci hanno insegnato come si fa.

Massimo Marnetto ha detto...

Hai ragione, Elena; anch'io valuto il modello americano con grande attenzione, proprio perché composto da tante cose positive e negative.
Obama ha saputo analizzare con grande precisione dove incidere e ha parlato senza politichese e effetti speciali.

Il resto è la democrazia americana.

La risorsa da cui questo incredibile popolo attinge nei suoi momenti più difficili.

Ciao Massimo

Giuliano ha detto...

Ci penso tante volte: Nixon fu costretto alle dimissioni per mancanze molto ma molto meno gravi di quelle di Berlusconi. E non è che il suo partito sia finito lì, anzi: perchè da noi non succede? Mi trovo perfino ad invidiargli i Reagan e i Bush, mica solo Obama. (siamo davvero messi male!)

Anonimo ha detto...

L'America ha tanti difetti, lo sappiamo. Ma a volte sa dare lezioni da cui dovremmo imparare. Non possiamo semrpe vedere solo il negativo. Giulia